Per dare forma a identità, relazioni ed interazioni abbiamo bisogno di un approccio che metta l’utente al centro, sfruttando il potere dell’analisi strategica e del pensiero creativo per affrontare problemi complessi in un ecosistema.
Si è passati da un modello top-down alla centralità del cliente e quindi ad interrogarsi su cosa significhi fare branding nell’epoca del consumatore.
La centralità del consumatore ci spinge dunque a concepire la strategia di marca come un’arena che prevede due soggetti che co-creano significati, immersi in un dialogo continuo fatto di esperienze complesse.
Se tradizionalmente i clienti erano bersagli passivi delle tecniche di vendita, in un mondo connesso sono entrambi i soggetti, le aziende e i clienti, a creare attivamente il valore commerciale dei prodotti e servizi.
Cosa è chiamato a progettare chi si occupa di branding oggi?
Branding è dare forma ad un’identità
Branding è costruire relazioni coinvolgenti e durature nel tempo
Branding è disegnare interazioni coerenti ed efficaci su tutti i canali
In questo compito ci viene in aiuto il design: una delle discipline che storicamente ha caratterizzato il branding oggi inizia ad acquisire una nuova accezione strategica configurandosi prima di tutto come un approccio progettuale, prima ancora che come uno strumento che dà forma alla visual identity.
Il nostro approccio si situa a metà tra il pensiero analitico, tipico delle grandi organizzazioni, e il pensiero intuitivo, associato per lo più al genio creativo, abilitando la progettazione di esperienze complesse, in linea con le aspettative dei consumatori e le innovazioni del mercato.
Come il Design Thinking può essere utile per la strategia di Branding?