L’idea di dar vita al Pastificio dei Campi nasce nel 2007, quando il mercato della pasta non era ancora così orientato all’innovazione. Iniziava certamente a svilupparsi quello che possiamo definire il macro-trend dei prodotti bio e degli alimenti premium… ma pensare che la pasta, il più popolare ed economico dei prodotti italiani, potesse diventare qualcosa di esclusivo, da degustare e apprezzare quasi fosse un buon vino, era un azzardo”.

Di Martino inizia a raccontare la sua storia, sottolineando fin da subito che costruire un business sostenibile attorno ad una pasta premium non sarebbe stata impresa facile.

La mia famiglia produce pasta da sempre, in uno dei territori che grazie alla pasta si sono fatti conoscere nel mondo: Gragnano. Ed è da qui che sono voluto partire per perseguire il mio intento: produrre una pasta di altissima qualità. Il primo passo è stato quello di rivolgere a me e ai miei collaboratori una semplice domanda: come posso, come possiamo fare meglio il nostro lavoro?”.

Ascoltare innanzitutto, chiedendo a chi la pasta la conosce in ogni suo dettaglio.

Agricoltori, mugnai, e pastai che lavorano per la mia azienda hanno, come me, la pasta nel DNA. Conoscono Gragnano e i suoi campi da generazioni, nonché la pasta meglio di chiunque altro. La recente ascesa dei mercati internazionali e la necessità di produrre su larga scala, hanno però allontanato le attuali tecniche di produzione dagli antichi metodi di lavorazione, standardizzando la tipologia dell’offerta. Il mio intento era proprio quello di recuperare questo sapere e farlo diventare una nicchia di mercato, trovando il giusto equilibrio tra sapienza e innovazione, tra qualità e attualità”.

Qual è dunque il segreto della pasta perfetta?

È necessario che ciascun attore della filiera produttiva, da semplice esecutore di un piano tecnico di produzione, diventi protagonista, trasferendo tutto il proprio know-how in ogni confezione di pasta. Il territorio, La raccolta, lo stoccaggio, la preparazione dell’impasto, la trafila, l’essicazione, l’imballaggio sono tutti fattori che giocano su un sottile equilibrio e noi cerchiamo tutti di ottimizzarne ogni passaggio, pur sapendo che questo comporta un inevitabile aumento dei costi di produzione”.

La sfida si fa interessante: una pasta premium ha mercato?

Ovviamente sapevamo che per rendere questi costi sostenibili era indispensabile posizionarsi e comunicare in un certo modo. Abbiamo quindi utilizzato lo stesso approccio usato in precedenza: come posso migliorare il design del mio prodotto? come posso comunicarne la qualità? come posso creare un’esperienza di marca davvero coinvolgente?u0022

Dal prodotto alla brand experience, passando per il design.

Per commercializzare la pasta è stata quindi progettata una confezione a forma di cubo in cartoncino, con finestre in plastica che permettono di riconoscerne immediatamente la forma. Il cubo risulta molto funzionale al trasporto e alla conservazione della pasta, perché lo protegge dall’umidità e può essere riposto ovunque. Allo stesso modo è possibile richiuderlo una volta presa la dose necessaria, senza che la confezione si rompa e il contenuto cada a terra. Inoltre nel pensare la confezione ideale siamo partiti dalle necessità degli chef, che conservano la pasta nei cassetti; in questo contesto il cubo con il prodotto visibile dall’alto è la soluzione più razionale e conveniente.u0022

CBA Insight Pasta reloaded pack

Il cubo è inoltre un ottimo mezzo di comunicazione. Le sue facce, non solo vengono utilizzate per comunicare chi sono gli attori della filiera, ma anche per permettere ai consumatori di visitare il luogo di origine del prodotto stesso, attraverso un sistema di tracciabilità. Accedendo al sito del Pastificio dei Campi e inserendo il codice prodotto è infatti possibile conoscere il campo in cui è cresciuto il grano acquistato, il momento della semina, il giorno in cui si è fatto il raccolto, il silo in cui il grano è stato conservato per tutto il periodo fino alla macinazione. E ancora, il mulino in cui il mugnaio ha macinato quel grano per farlo diventare semola di grano duro, il giorno in cui è stato consegnato al Pastificio dei Campi e il giorno in cui la semola è diventata pasta, grazie al lavoro del pastaio, e il giorno in cui la pasta è stata riposta nelle confezioni dal pacchettista”.

Tutta la vita di un pacco di Pasta dei Campi viene così rintracciata e i protagonisti di questa storia hanno finalmente un volto e un luogo preciso. Ma ci sarà un lieto fine?

La Pasta dei Campi è oggi venduta in selezionate gastronomie e nei più prestigiosi food market italiani e stranieri. In Italia la si trova alla Rinascente di Milano, alla gastronomia Roscioli a Roma, all’Enoteca Di Leva di Gragnano. Fuori dai confini nazionali è disponibile al Bon Marché di Parigi, da Harvey Nichols a Londra, da Mmmmh a Bruxelles, da Isetan a Tokio o da Pusateri’s a Toronto. Alcuni chef di altissimo livello l’hanno scelta per il proprio ristorante: Gennaro Esposito della Torre del Saracino, Andrea Berton del Trussardi alla Scala, Libera Iovine del Melograno di Ischia, Alessandro Boglione del Castello di Grinzane e altri ancora”.

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Giuseppe Di Martino ci ha mostrato come avere una visione e perseguirla con tenacia siano i presupposti necessari per il successo. Il resto lo hanno fatto la capacità di raccontare una storia interessante e l’attenzione ai bisogni del consumatore nel progettare il Pack di prodotto. E lieto fine sia, con la speranza di sentire presto altre storie come questa, il cui protagonista, perché no, potrebbe essere proprio uno di questi studenti. Staremo a vedere, nel frattempo ringraziamo Giuseppe per questa interessantissima lezione.

CBA Insight Il take away nella GDO iper schema

Un target comunque in evoluzione

Se questo è vero in termini numerici, con dati che indicano una sostanziale crescita della categoria con un 86% dei responsabili d’acquisto che hanno comprato piatti pronti nell’ultimo semestre del 2012, la grande distribuzione Italiana si è mossa nei confronti di questa offerta in maniera pressoché indifferenziata, non andando incontro ad un target in rapida evoluzione e alla ricerca di soluzioni sempre nuove, sia in termini di gusto che di servizio.

Al consumatore italiano infatti, i driver d’acquisto dei piatti pronti sono sicuramente legati a fattori concreti quali varietà e gusto, ma nelle abitudini alimentari e soprattutto nell’evoluzione socio-demografica del consumatore italiano iniziano ad emergere nuove esigenze ed abitudini. Ci troviamo così di fronte ad un target frammentato, che oggi esprime bisogni differenti rispetto a quando è nata la categoria.

  • Driver classici: praticità, qualità, gustoNuovi
  • Driver: innovazione, varietà, informazione, sostenibilità, servizio

I mercati più avanzati

Come noto la Gran Bretagna è da sempre il paese delle Private Label, ed è infatti oltremanica che da tempo si è compreso come il futuro della GDO e della marca commerciale risiedano principalmente in cucina. Il mercato inglese dei piatti pronti è in assoluto il più avanzato, rispecchiando infatti le abitudini alimentari del tipico consumatore inglese. Ne risultano uno spazio vendita quasi esclusivamente dedicato ai ready meals ed un’ampiezza dell’assortimento vastissima. La comunicazione è incentrata sui concetti di qualità e genuinità dei prodotti offerti, oltre a supportare il consumatore nella navigazione a scaffale.

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Anche la Francia emerge tra i mercati più maturi nell’offerta di piatti pronti al consumo. Il tempo infatti è sempre più prezioso, e riuscire a fare la spesa con velocità, oppure mangiare un boccone al volo è una richiesta sempre più frequente del consumatore, è cosi che il gruppo Monoprix ha lanciato nel settembre 2003 il concept Dailymonop’. Ispirato all’universo dei convenience store, propone un’offerta molto più ampia del tradizionale cibo mordi e fuggi, e la possibilità di consumare in store.

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The case of MADE by Rewe

Il tedesco Rewe Group, uno dei principali attori mondiali della grande distribuzione organizzata, ha da poco inaugurato il suo nuovo foodservice concept a Colonia. Aperto in fianco a un supermarket Rewe ma accessibile da un ingresso separato, MADE by Rewe ha una superficie di circa 200 metri quadrati. L’assortimento del nuovo format comprende sia piatti pronti per il consumo che preparati al momento, a seconda del momento della giornata, con un menù che varia tra pizza, pasta, zuppe, insalate, snack e panini, dolci e bevande. Il nuovo concept permette ai consumatori tedeschi sia di portarsi a casa il cibo che di consumarlo nella zona ristorante.

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Ma la novità più interessante è rappresentata dalla linea di prodotti ‘Smart People’, composta da piatti pronti da cuocere completi di tutti gli ingredienti necessari alla preparazione, oltre alle relative ricette.

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