Rinascimento, un’epoca di grande splendore artistico. Parliamo della fine del ‘400. Cristoforo Colombo scopre un nuovo continente sconosciuto e Leonardo Da Vinci, nel suo periodo Milanese, dipinge L’Ultima Cena. In questo contesto l’Italia rappresenta uno dei maggiori centri culturali dell’epoca e Venezia, in particolare, è il centro nevralgico della stampa di tutta Europa. A distanza di quasi mezzo secolo dall’invenzione di Gutenberg la carta stampata rappresenta l’industria emergente. Quello che ancora le manca è la bellezza estetica delle lettere calligrafiche scritte a mano, ed è qui che entra in gioco il Bembo.

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La sua storia trova luogo nella casa editrice di Aldo Manuzio, per molti il padre dell’editoria contemporanea. Presso la sua stamperia lavora uno dei più grandi incisori di lettere della storia (oggi lo chiameremmo type designer): Francesco Griffo da Bologna. Il grande risultato raggiunto da Griffo con le sue lettere stampate è proprio quello di aver vinto la “battaglia della bellezza” con quelle scritte a mano dagli amanuensi. Ed è proprio il Bembo a rappresentare il pinnacolo di questo suo lavoro.

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Nel 1495 Griffo incide le lettere romane tonde per la pubblicazione del De Aetna, un saggio in latino scritto dall’umanista Pietro Bembo, da cui il carattere prende il nome. Già in questa pubblicazione, le lettere del Bembo fanno scalpore, rendendo chiara l’evoluzione stilistica rispetto al carattere romano tondo che fino a quel momento aveva dettato legge in stampa: il romano di Jenson.

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Tuttavia è con il romanzo allegorico Hypnerotomachia Poliphili, che il Bembo raggiunge il suo massimo splendore. Qui Griffo migliora il rapporto larghezza/altezza delle lettere per renderlo più fedele ai tratti calligrafici dei maestri del tempo. In particolare, per imitare ancora meglio la vivacità della scrittura a mano, Griffo incide anche varianti delle stesse lettere, quelle che oggi vengono chiamate alternative stilistiche. L’opera è talmente elegante da essere considerata dagli esperti come una delle più belle pubblicazioni mai stampate.

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Tutto ciò è assolutamente rivoluzonario per l’epoca e fissa i parametri per l’estetica tipografica dei secoli a venire. È noto a tutti come Claude Garamond, padre dell’omonimo carattere, abbia “attinto” a piene mani dai punzioni di Griffo per realizzare il suo Garamond, come osserva anche Firmin Didot : «Con i suoi caratteri […] Garamond non ha fatto altro che copiare su diversi moduli il carattere di Francesco da Bologna; ed è stato lui a ricevere tutto l’onore […].»

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Nel 1929 il Bembo viene ridisegnato da Stanley Morison per la Monotype e da quel momento inizia un periodo di nuovo splendore per questo carattere.

Uno degli utilizzi più iconici è quello del progetto editoriale dei libri Penguin ad opera di Jan Tschichold, famoso per il formato tascabile, che a detta di molti è stato ispirato proprio dai lavori di Manuzio e Griffo poco più di 400 anni prima. Tschichold usa il Bembo per copertine e testi interni di diversi volumi, in particolare per le opere di Shakespeare.

 
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Nel corso del 900 il Bembo diventa il carattere associato alla cultura: viene utilizzato dalle University Press delle migliori università del mondo come Oxford, Cambrige e Yale, ma anche dalla National Gallery di Londra.

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In terra Inglese il carattere è così apprezzato che viene scelto anche per il wayfinding dell’Aeroporto di Heathrow, per il quale viene creata una versione ad hoc, chiamata BAA Sign (o BAA Bembo).

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In Italia è la casa automotive di lusso Maserati a fare sfoggio dell’intramontabile eleganza del Bembo, mentre ad Hollywood, in tempi recenti, viene scelto per la locandina del pluripremiato film The Theory Of Everything.

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Pensare che il Bembo venga usato solo in funzione della sua eleganza è tuttavia riduttivo: uno degli utilizzi recenti più interessanti è quello presente nel libro per bambini Bembo Zoo, dove il Bembo viene usato per creare illustrazioni di animali.

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Nonostante la grande notorietà del carattere, solo in tempi recenti si è riscoperta la figura del suo creatore, Francesco Griffo (per molto tempo chiamato Francesco da Bologna), attribuendogli il giusto merito. In tal senso è stato istituito il progetto multidisciplinare “Griffo la Grande Festa delle Lettere”, volta alla divulgazione della sua arte. Un personaggio unico che, citando le parole di Umberto Eco, “ha cambiato la storia dell’editoria”.


Davide Molinari
, Senior Visual Designer at CBA