Per la quarta edizione del 12X6 ci siamo fatti trasportare nel mondo di Serena Gianoli. Il suo profondo interesse per la cultura giapponese, scaturito da letture che l’hanno ispirata, ha dato vita a 12 opere che rappresentano personaggi, usi, costumi e leggende della cultura popolare giapponese.

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La mostra Japonisme, che abbiamo inaugurato il 19 Ottobre in compagnia di amici, colleghi e appassionati di design, prende il nome da un termine coniato alla fine del XIX secolo dal critico Philppe Burty. 

Il “japonisme”, diffuso principalmente nel XIX secolo, rappresenta l’influenza dell’arte, della cultura e dell’estetica giapponese sulla cultura occidentale. Questo movimento artistico ebbe origine in Europa, soprattutto in Francia, e influenzò numerosi artisti e designer dell’epoca. Artisti giapponesi come Hokusai e Hiroshige divennero celebri in Occidente grazie alle stampe e alle opere d’arte importate dal Giappone, che raffiguravano fiori di ciliegio, scene di vita quotidiana, costumi e altro ancora.

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“Un paio di anni fa, per una ricerca di un progetto legato alla mitologia, mi sono imbattuta nella leggenda di Namazu, un enorme pesce gatto in grado di dare origine a terremoti e tenuto sotto controllo dal dio Kashima, divinità del tuono. Rapita dai dipinti di questa leggenda ho voluto interpretare, a mio modo, alcune di queste immagini mitologiche e la sinuosità, ma anche la forza, del segno e delle rappresentazioni giapponesi.”

Tra i protagonisti della mostra non mancano le raffigurazioni di aironi e ciliegi, simboli intramontabili nell’arte e nella cultura giapponese. Gli aironi rappresentano grazia e longevità. Vi è anche la Kintsugi, un’antica arte giapponese conosciuta come “arte della riparazione d’oro,” che utilizza lacca e polvere d’oro per saldare oggetti frantumati. Troverete inoltre opere ispirate a samurai, alla cerimonia del tè, a dragoni e tigri, a Namazu e a Taiko, i tamburi tradizionali che incarnano potenza e ritmo nella cultura nipponica.

12X6 è un progetto nato per dare spazio, metaforicamente ma anche letteralmente, a giovani professionisti legati al mondo delle arti visive. Ogni sei mesi, un percorso articolato in dodici opere viene ospitato nei nostri uffici, che diventano una galleria permanente di talenti creativi.

Durante la serata di inaugurazione Serena ha realizzato in live painting i suoi Pet-Daruma, simpatiche rappresentazioni in stile giapponese dei nostri amici a quattro zampe.
Instagram: @
pet_daruma

Le bambole daruma, dette anche bambole dharma, sono figurine votive giapponesi senza gambe né braccia, che rappresentano Bodhidharma, il fondatore e primo patriarca dello Zen

Nel ringraziare tutte le persone che hanno partecipato alla serata di inaugurazione, ricordiamo che per i prossimi sei mesi Japonisme è “visitabile” nella sede di CBA, in via San Francesco d’Assisi 15, Milano. Un ringraziamento va anche a Alessandro Doro, Raffaele Sabella e Claudia Alexandrino, protagonisti delle precedenti edizioni.

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Serena Gianoli è un’illustratrice e visual designer che vive e lavora a Milano, tra linee in bianco e nero, tavolozze colorate e uno zaino pieno di pennarelli e il suo immancabile quaderno da disegno.

Per approfondire il suo lavoro e scoprire come evolverà il suo stile, puoi visitare il profilo Instagram @serenagianoli o al sito www.serenagianoli.com.

Cristiano Mauri, Chief Operating Officier di CBA Italia ha preso parte al Branding Roundtable, un evento organizzato dal Master Brand IED (Istituto Europeo di Design) incentrato sul branding di successo. Il format è concepito come una tavola rotonda, dove esperti del settore esprimono le proprie opinioni riguardo temi importanti inerenti al brand, dall’impatto dell’AI (intelligenza artificiale) al percorso di crescita personale. Una conversazione volta ad ispirare e a pensare fuori dagli schemi.

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All’evento, oltre a Cristiano Mauri, hanno partecipato Antonio Marazza – General Manager di Landor & Fitch, Alessandra Iovinella – Managing Director di FutureBrand, Elena Sacco – Alumni and Communication School Director di IED, Paolo Insinga – Executive Creative Director di Interbrand.

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Di seguito alcuni estratti dell’evento (tradotti dall’inglese), con gli interventi di Cristiano Mauri.

Dovendo scegliere un solo brand come quello preferito in assoluto, quale sceglieresti e perché?

Penso che dipenda dalle passioni e dagli interessi personali. Ognuno di noi ha un feeling particolare per i brand che rappresentano le proprie passioni. Per me sono Fender e Leica, ad esempio, perché sono un chitarrista e sono appassionato di fotografia. La cosa interessante è che non parlano del prodotto che vendono, parlano di una prospettiva più ampia: Fender parla di cultura musicale e Leica parla della verità che emerge dall'immagine. La capacità di raccontare non "una storia" ma "la storia" è qualcosa che davvero mi emoziona quando entro in contatto con questi brand.

Quali metodi o approcci possono essere utilizzati per convincere i clienti che le idee proposte rappresentino la scelta più appropriata per loro? Deve esserci una ricetta segreta…

Non esiste una ricetta segreta per fare in modo che tutti siano allineati alla tua visione. Dipende davvero dalla forza dell'idea che porti sul tavolo. Penso che una delle sfide più grandi nello sviluppo di un progetto sia mantenere l'obiettivo, mantenere la Stella Polare come scintilla iniziale, così da arrivare alla fine del progetto con lo stesso entusiasmo, con la stessa passione che avevi all'inizio. Anche se si passa attraverso tutti i livelli decisionali, devi arrivare alla fine con la stessa forza e purezza dell'idea che avevi all’inizio. […] Un’arma che abbiamo a nostra disposizione è la ricerca. Penso che stiamo vivendo una trasformazione per cui la ricerca sta diventando sempre più centrale nel nostro modo di creare significato per le persone.

Qual è la cosa più difficile da affrontare nel realizzare un progetto di branding?

Come dicevo prima, la cosa più difficile è allineare o mantenere allineato il cliente agli obiettivi del progetto. Molto spesso accade che il modo in cui si sviluppa un progetto cambi direzione. Succedono cose diverse e si perde il focus. Mantenere la direzione salda sugli obiettivi è quindi uno dei punti più complicati che affronto nella mia routine quotidiana con i clienti.

L’evento completo è visibile sul canale ufficiale Youtube di IED Master Brand

Pensando al tuo percorso professionale, qual è stato il progetto con il più alto impatto visivo e in che modo è stato significativo sia per il brand che per la tua carriera?

È un brand fast moving: Farine Caputo, un marchio italiano di farine. Si sono messi in contatto con noi per un problema di packaging, perché il packaging al tempo era destinato solo al mercato B2B e non funzionava molto bene. Abbiamo iniziato a lavorare accanto all'imprenditore, al proprietario, alle persone e mentre eravamo con loro ci siamo resi conto che non era il prodotto che avremmo dovuto vendere, ma la storia dietro di esso, perché le persone non comprano prodotti. I prodotti sono beni di consumo. Chiunque può fare un prodotto migliore, ma nessuno ha la tua storia. Abbiamo scoperto che Mulino Caputo era l'ultimo mulino all'interno della città di Napoli. Quindi non stavano vendendo farina, ma stavano vendendo Napoli. Questo è stato il punto di svolta nella mia carriera. Voglio dire, tengo sempre Caputo o De Nigris (un altro brand fast moving) come Stella Polare. Non parlare del tuo prodotto, parla della vera tensione che risolvi, del vero sogno che stai perseguendo. Caputo, vendendo Napoli, si è trovato in questa nuova narrazione avvincente, coinvolgente per tutti i clienti B2B e ora anche per i consumatori B2C. Comprando Caputo ci si porta a casa un pezzo di Napoli, non solo farina.

Ultimamente si parla molto di intelligenza artificiale. Cosa pensi rispetto al potenziale impatto che potrebbe avere nella vostra industry?

Penso che l'intelligenza artificiale sia uno strumento che può aiutarci in modo significativo nel nostro lavoro. Abbiamo abbracciato questa nuova tecnologia non appena l'abbiamo individuata e ora la stiamo usando. Onestamente, non penso che sostituirà il nostro lavoro. Almeno per ora non lo sento. Vedremo, ma al momento non mi sento minacciato dall'intelligenza artificiale. È vero che sta evolvendo rapidamente, quindi non sono sicuro se tra cinque anni direi la stessa cosa. Ad esempio, ho provato a fare le stesse domande che mi stai ponendo oggi a Chat GPT e le risposte che ho ottenuto non erano sorprendenti. Nulla di innovativo. Sì, erano corrette, ma tanto corrette quanto posso trovare in un libro o in qualcosa che già esiste. Penso che, come consulenti di brand, possiamo trarre vantaggio dall'IA per svolgere compiti migliori, forse più veloci ed efficaci

Cosa ne pensi delle nuove generazioni di talenti? E in che modo si può sviluppare al meglio il loro potenziale?

Penso che sia principalmente una questione di cultura interna, di metodo all'interno dell'agenzia, per trovare il modo di liberare il potenziale dei giovani talenti, ma aggiungendo un tocco di esperienza. Voglio dire, l'esperienza funziona a volte. Quindi hanno energia, hanno connessioni, c'è slancio, naturalmente, ma anche l'esperienza conta. La saggezza può aiutare l'organizzazione ad arrivare al punto con brillantezza, con creatività, con qualcosa di nuovo ma anche con qualcosa di corretto.

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Città o campagna?

Questa è la domanda che ci pone l’artista Alessandro Doro in arte Maria. 
In tutte le sue opere Maria imprime momenti di vita vissuta della sua infanzia, in un paesino di 1.000 abitanti.

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Disegna, digitalizza, poi prende tutto e rielabora in nuove immagini, racconta che quando progetta va in apnea, per poi riemergere e respirare nuovamente una volta ottenuto il risultato desiderato.

Il suo obiettivo è creare connessione. Gli piace pensare che le persone possano completare il suo pensiero. Non mostra mai qualcosa di finito, ma di astratto, indefinito per lasciare la possibilità a chi guarda di farsi la propria idea, il proprio viaggio.

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Il titolo della sua esposizione, che abbiamo inaugurato il 13 Aprile in compagnia di amici, colleghi e appassionati di design, è “Orodoro, la verità locale secondo Maria”. Le opere spaziano da rappresentazioni di pomodori immersi nel verde della campagna, campi arati visti dall’alto, fino a immagini impresse nella sua giovane mente, come la caduta con i rollerblade e la successiva rottura delle ossa, o la caduta nelle ortiche e il dolore che ha provato. 

Con queste opere Maria ci porta nella sua campagna dove risiedono i valori della terra, l’equilibrio della natura, nei suoi ricordi fatti di esperienze semplici e desuete da quelle della città.

Per questo abbiamo deciso di coinvolgerlo nell’iniziativa 12X6, un progetto nato per dare spazio, metaforicamente ma anche letteralmente, a giovani professionisti legati al mondo delle arti visive. Ogni sei mesi, un percorso articolato in dodici opere viene ospitato nei nostri uffici, che diventano una galleria permanente di talenti creativi.

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Nel ringraziare tutte e tutti coloro che hanno partecipato alla serata di inaugurazione, ricordiamo che per i prossimi sei mesi Orodoro è “visitabile” nella sede di CBA, in via San Francesco d’Assisi 15, Milano. Un grazie va anche a Raffaele Sabella e Claudia Alexandrino (aka shutupclaudia), protagonisti della prima e seconda edizione del 12X6.

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Maria è un designer e illustratore nato a Lobia e che vive e lavora a Bassano del Grappa. 
Per approfondire il suo lavoro in costante evoluzione puoi visitare il profilo Instagram @terriblesmile.

Di solito preferiamo mostrare il nostro lavoro facendo «parlare» direttamente i progetti che realizziamo: le loro caratteristiche, il metodo adottato, i risultati ottenuti. Questa volta facciamo un’eccezione, dando spazio a un importante riconoscimento, anzi quattro. 
CBA, infatti, è stata premiata ai Pentawards, piattaforma internazionale che punta a valorizzare l’eccellenza nel design, in particolare nel packaging.

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Meracinque, l’identità tutta al femminile con cui abbiamo raccontato un meraviglioso riso italiano prodotto da cinque sorelle, ha ottenuto un Silver nella categoria Sustainable Design: Food e un Bronze in Breads, Grains and Pasta

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Pongo ha ottenuto un Platinum nella categoria Professional conceptual work. Si tratta di un concept per un prodotto aromaterapico che rinfresca e coccola gli animali domestici a quattro zampe, neutralizzandone contemporaneamente gli odori.

Life, il nuovo posizionamento di una marca che ha innovato lo scaffale della frutta secca, ha ottenuto una certificazione per la categoria frutta e vegetali.

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La nostra delegazione italiana, con Cristiano Mauri (Chief Operating Officer di CBA Italia) e Giuseppe Mascia (Creative Director), ha ritirato i premi durante la cerimonia di Gala tenutasi alla Royal Opera House di Londra, insieme alla delegazione CBA USA.

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Un’occasione per conoscere alcuni tra i migliori lavori di design nel panorama mondiale e confrontarsi con colleghi con diversi background, idee e visioni.

Chi non ha paure scagli la prima pietra.

Ansie, frustrazioni, manie, ci accompagnano costantemente nella nostra vita, latenti o esplicite, influenzando il modo con cui ci relazioniamo con gli altri e con noi stessi. In una società che, per sua stessa natura, è psicologicamente usurante, il punto non è “non avere paura”, ma capire come riuscire ad andare oltre, a esorcizzarla. Raffaele Sabella lo fa con l’illustrazione. 

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Raffaele è un designer della comunicazione, ma anche un padre e un marito, la cui creatività è il risultato di anni di applicazione. Il suo è un metodo di lavoro basato sulla sperimentazione, sull’analisi e sul confronto che lo ha portato a dedicarsi all’illustrazione vettoriale, con la quale rende semplici le forme complesse, e geometriche le forme organiche. Una persona in grado di esprimere le paure quotidiane di tutti noi, sublimandole attraverso l’arte.

Per questo abbiamo deciso di coinvolgerlo nell’iniziativa 12X6, un progetto nato per dare spazio, metaforicamente ma anche letteralmente, a giovani professionisti legati al mondo delle arti visive. Ogni sei mesi, un percorso articolato in dodici opere viene ospitato nei nostri uffici, che diventano una galleria permanente di talenti creativi.

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Il titolo della sua esposizione, che abbiamo inaugurato il 14 Luglio in compagnia di amici, colleghi e appassionati di design, non poteva essere che Beyond Fears. Le opere spaziano dal tema del denaro, e in particolare della paura di non arrivare a fine mese (Slaves), a quello del tempo, e in particolare alla paura di non lasciare spazio alle cose davvero importanti (No Space). Nel mezzo ci sono la paura della pagina bianca, quella dei commenti altrui, quella di ingrassare. Insomma, un vortice di emozioni, tendenzialmente negative, che però Raffaele affronta frontalmente, rendendole oggetto del suo lavoro. 

Perché, come afferma lui stesso, “l’illustrazione riesce a rendere gioiosa una cosa brutta, grazie a una visione ironica. Tramite la geometria semplifica la realtà, la rende facile, crea un mondo in cui si sente a proprio agio.”

Nel ringraziare tutte e tutti coloro che hanno partecipato alla serata di inaugurazione, ricordiamo che per i prossimi sei mesi Beyond Fears è “visitabile” nella sede di CBA, in via San Francesco d’Assisi 15, Milano. Un grazie va anche a Claudia Alexandrino (aka shutupclaudia), protagonista della precedente esposizione di 12×6, intitolata Just Women.

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Per approfondire il lavoro di Raffaele Sabella puoi visitare il suo sito. 

CBA nasceva nel 1982: quando – sembra retorico dirlo – il mondo era molto diverso da come lo conosciamo oggi. Eppure, in tutti questi anni, lo spirito e l’identità dell’agenzia hanno mantenuto il loro valore. 

Anzi, si può dire che l’hanno accresciuto. Il branding è, infatti, sempre più centrale non solo nella vita delle organizzazioni, ma anche in quello delle persone e della società in generale.

Forse è per questo che a noi la mission di CBA sembra più attuale che mai: creare esperienza e identità di marca che, mettendo al centro l’utente, abbiano un impatto positivo sul business delle aziende.

Per consolidare questa patrimonio, e scriverne il prossimo capitolo della storia dell’agenzia – alla luce delle sfide e delle opportunità che i nuovi assetti culturali, economici e politici ci pongono di fronte – abbiamo recentemente partecipato all’International Meeting, l’incontro che chiama regolarmente a raccolta i rappresentanti di tutte le sedi di CBA nel mondo.

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Quest’anno ci siamo incontrati a Parigi, dove abbiamo lavorato insieme ai colleghi delle altre città – di Barcellona e di Sao Paulo, di Bruxelles e di Istanbul, di New York e di Singapore, di Città del Messico e di Londra – per disegnare in maniera collaborativa il presente e il futuro di noi stessi. Dalla cultura organizzativa ai modelli di new business, dalla valorizzazione dei talenti alla condivisione di prodotti e servizi, sono stati numerosi i temi trattati, ciascuno affrontato da un tavolo di lavoro multiculturale e multidisciplinare. 


I risultati? Beh, li vedrete nei prossimi mesi.

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Ça va sans dire, è stata anche l’occasione per festeggiare questo importante anniversario, dopo due anni di distanza fisica forzata.

Lo scorso 10 Aprile, in occasione della tappa della Formula E nel circuito del Roma E-Prix, vi abbiamo raccontato in live la nascita di Enel X Way, la nuova realtà globale di Enel focalizzata sulla mobilità elettrica.

Abbiamo creato il nome, il marchio e l’identità visiva con l’ambizione di rendere la marca un’icona di positività, capace di guidare la completa transizione verso la e-mobility.

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La X di Enel X evolve a icona centrale all’interno del marchio, diventa la stella che orienta il cambiamento, portatrice dei valori della marca.

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Abbiamo tradotto quelli che sono gli obiettivi della nuova business line globale di Enel attraverso 4 pillars di comunicazione che vanno nell’ottica di rassicurare partner commerciali e aziende, e motivare i nuovi consumatori.

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Inoltre abbiamo sviluppato una serie di contenuti, sia fisici che digitali, propedeutici al racconto di questa nuova realtà dalla fase di social teasing fino a primi materiali di stationery e comunicazione outdoor.

L’avventura a fianco di Enel ed Enel X Way è appena iniziata: il nostro lavoro continua su tutto lo sviluppo dell’identità di questa ambiziosa realtà che si propone di convertire il mondo alla mobilità elettrica. 

De Cecco è un’azienda simbolo del Made in Italy. A differenza di tante altre realtà italiane, frutto di acquisizioni e rivendite, l’azienda è sempre stata guidata della famiglia De Cecco. Questo ha permesso, nel corso di oltre 130 anni di storia, di rimanere fedeli ai propri valori e di garantire prodotti di alta qualità. La stessa coerenza ha accompagnato da sempre anche l’espressione visiva, facendo diventare il packaging della pasta De Cecco una vera e propria icona dell’italianità nel mondo.

Come riuscire a far evolvere un marchio così storico e renderlo rilevante per il futuro?
Per farlo siamo partiti dall’analisi degli asset visivi del brand, distillandone gli ingredienti principali ed eliminando il superfluo. Un processo volto a rendere più incisiva e contemporanea la marca, senza snaturarla.

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La spigolatrice, icona legata all’abbondanza e alla prosperità, è stata semplificata e ingrandita, creando un nuovo lockup con il logotipo, che garantisce una maggiore visibilità in tutte le sue applicazioni. Il blu di fondo perde la sfumatura, restituendo un tono più brillante e pulito. Il processo di restyling si è esteso quindi al packaging system, che ha ottimizzato le informazioni sul fronte, rendendole più chiare e fruibili per il consumatore.

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A partire dal logo e dal packaging abbiamo poi sviluppato le brand guidelines, definendo le regole di applicazione su tutti i touchpoint, sia fisici che digitali. Un lavoro attento e scrupoloso, che ci ha permesso, ancora una volta, di accompagnare la marca nel suo processo di crescita.

Fondata nel 1886 a Fara San Martino, il Gruppo De Cecco è una storica azienda italiana che sin dalle sue origini produce pasta di alta qualità. Oggi oltre alla pasta, il prodotto icona che ha reso il brand noto a livello mondiale, trovano posto nel portfolio anche altri prodotti di qualità, tra cui oli, derivati del pomodoro, sughi pronti e derivati del pane.

Lo sviluppo delle competenze, dei singoli e del team, è una necessità sempre più importante per qualsiasi azienda, soprattutto nei settori particolarmente competitivi – com’è quello in cui operiamo noi di CBA. L’abbiamo imparato tutti: la valorizzazione dei talenti è ormai una questione di vita o di fuoriuscita dal radar dei clienti.

La natura multiforme del termine competenze, però, pone immediatamente degli interrogativi sulla loro identificazione e, di conseguenza, sul loro sviluppo. 

Sommersi dalle incombenze quotidiane, dai progetti che vanno realizzati contemporaneamente e in fretta, è forte il rischio di concentrarsi totalmente sull’operatività perdendo di vista la crescita delle persone.

Creare e mantenere nel tempo una comunità di professionisti creativi, capaci di aiutare in maniera efficace e originale i brand a esprimere al meglio se stessi, sviluppando metodi e strumenti difficilmente replicabili. 

Cosa fa, se non questo, un’agenzia come CBA?

Ecco dunque una possibile risposta al dilemma delle competenze. Sia quelle tecniche sia quelle trasversali dovrebbero essere uno specchio dell’identità organizzativa, delle caratteristiche del suo lavoro e – perché no – della sua mission.

Con questa consapevolezza, nel 2021 abbiamo lanciato un programma finalizzato a colmare i gap che ciascuno ha inevitabilmente sul fronte delle soft skill

Il nostro programma – chiamato semplicemente Skill Up – su base volontaria, si fonda su tre principi, gli stessi che ispirano il rapporto dell’agenzia con il mercato:

  1. Ascolto. La capacità di prestare attenzione a quello che gli interlocutori dicono, consapevolmente o meno.
  2. Cooperazione. La capacità di mettere a sistema le proprie capacità per raggiungere un fine comune.
  3. Metodo. La capacità di procedere secondo modalità che garantiscono in ogni caso l’approdo a risultati affidabili.

I colleghi delle diverse aree si forniscono consigli e suggerimenti per permettere agli altri di sviluppare le competenze che tutti i membri di CBA dovrebbero avere.

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Insight News Skill Up Slider 33 Mani e carta piegata

Parallelamente al progetto, gli #SkillUpDay – organizzati con cadenza stagionale – servono, oltre che a divertirsi insieme, a fare un punto sullo stato dell’arte del programma, evidenziando le soft skill utili da rafforzare a livello di team.

Durante il primo weekend di primavera, ospiti nella splendida location di Mutty, abbiamo partecipato al primo appuntamento del 2022: un workshop di rilegatura a mano a cura di Libri Finti Clandestini, un progetto che nasce dal riciclo e dalla decrescita, realizzando veri e propri libri d’artista  con l’utilizzo esclusivo di carta trovata in giro, normalmente considerata di scarto. Fra le incantevoli colline moreniche della provincia mantovana, a pochi chilometri dalla sponda sud del Garda, con a disposizione ago, filo, forbici e graffette, abbiamo impaginato i nostri taccuini di Skill Up, cucendo letteralmente insieme i fogli di un racconto che parlava dei valori che in CBA ci tengono ogni giorno unite e uniti. Ognuno di noi, facendosi aiutare nei momenti di difficoltà, o aiutando chi a sua volta li ha vissuti, ha così avuto modo di crearsi una guida personale allo sviluppo delle competenze, proprie e altrui.

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Dopodiché, la cucina naturale dello chef Edoardo e i vini locali gentilmente versati e raccontati da Matteo di Tannarte hanno fatto il resto, stimolando anche le nostre competenze eno-gastronomiche.

 

Le donne non fanno turni di notte.
Le donne non guidano mezzi di trasporto.
Settori come la logistica e gli autotrasporti non sono adatti alle donne.

Quante volte avete sentito frasi del genere? Quante volte l’occupazione femminile è stata vittima di luoghi comuni, pregiudizi o vere e proprie discriminazioni?

Un tema centrale nel mondo del lavoro, che Gi Group ha scelto di affrontare in modo diretto e concreto. La prima multinazionale italiana del lavoro ha infatti lanciato un progetto per sensibilizzare tutti – aziende, istituzioni e lavoratori – e favorire concretamente l’Employability delle donne.

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Women4, online da inizio 2022, vuole infatti sfatare i falsi miti che popolano il mondo lavorativo femminile, e offrire alle donne posizioni di lavoro in settori tradizionalmente a prevalenza maschile. 

Un progetto che rientra nell’impegno quotidiano di Gi Group a favore del lavoro sostenibile, e in cui CBA ha affiancato l’azienda per lo sviluppo della brand identity, per l’identificazione concept di comunicazione e per design e sviluppo del sito web.

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Una risposta concreta alle esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione, all’interno del quale il Gruppo sta evolvendo la propria proposta, anche in linea con le novità tecnologiche e con le esigenze delle generazioni più giovani. 

Sono numerose le iniziative di Gi Group che hanno visto la collaborazione di CBA, con un contributo sia strategico sia operativo in termini di branding, comunicazione e design. Dal coinvolgimento dei gamer della Generazione Z con Good Game fino a Destination Work, progetto di Corporate Social Responsibility che unisce meeting digitali e incontri in filiale.

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Women4, che vedrà nei prossimi mesi la partnership di numerose aziende di diversi settori, è destinato a diventare sempre più centrale nella strategia di posizionamento di un brand che ha nella competenza, nella semplicità e nell’umanità i suoi valori fondamentali, e che vuole garantire a tutte e tutti le migliori opportunità professionali.