Per gli auguri di Natale di quest’anno cambiano le dimensioni e al posto delle cartoline inauguriamo il formato del poster-manifesto. Abbiamo realizzato, insieme a 5X Letterpress  una tiratura limitata in letterpress, utilizzando materiali e tecniche “non convenzionali”.

Metodi non convenzionali: 5X Letterpress e Libri Finti Clandestini hanno stampato anche con il pluriball.

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Il tema che abbiamo deciso di descrivere è frutto non solo di questo percorso interno, ma vuole anche raccontare il contesto storico che stiamo attraversando, dove i contrasti e le contrapposizioni si manifestano in ogni ambito, in ogni settore, in ogni momento del vivere insieme. Fisico vs digitale. Identità vs trasformazione, per finire con l’attualissimo “apriamo o chiudiamo?”.

Noi però abbiamo capito che stiamo comodi nelle nostre contraddizioni: siamo parte di un grande gruppo multinazionale potendo anche definirci una piccola design-boutique, diamo il meglio sia con grandi brand internazionali che con la piccola media impresa italiana, siamo riconosciuti per il metodo analitico, rigoroso e l’approccio consulenziale, ma allo stesso tempo per la forza dell’intuizione e la freschezza delle idee. Sono proprio i contrasti che ci contraddistinguono.

Sempre parlando di contrasti e punti di vista: per una volta abbiamo voluto fare in qualche modo “i clienti”. Dopo aver scelto il manifesto come nuovo formato, abbiamo identificato un brief lanciando un contest interno all’agenzia dove tutti hanno potuto proporre la propria idea su come interpretare questo tema.

Abbiamo scelto un partner d’eccezione come 5X Letterpress, che auto-definendosi “unconventional letterpress” associa all’utilizzo di torchi, caratteri mobili e cliché, elementi più insoliti, sperimentali e di risulta: reti metalliche, pluriball, vecchi pavimenti di gomma, etc.

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Il nostro augurio di Natale è quindi il manifesto “I A – Intuizione Analitica”, una sintesi estrema nella felice contraddizione di due termini che ci rappresentano, stampato a mano con una tipografia non convenzionale, in tiratura limitata e in 16 soggetti che insieme formano una composizione astratta più ampia.

 

Buone festività e W i contrasti!

Seguendo quell’approccio user-centric che da sempre ci contraddistingue, abbiamo ripreso alcuni argomenti trattati nella nostra ricerca Food-Z. L’articolo inquadra 5 trend della ristorazione associati ad altrettanti momenti di consumo, mettendo a fuoco un mondo in continua evoluzione in cui l’identità di marca gioca un ruolo sempre più cruciale.

1. SCELTA DEL RISTORANTE
Accessible cool: mangiare cool, rimanendo accessibili.

Tre sono i driver fondamentali che guidano i consumatori nella scelta di un ristorante nel 2021: la qualità percepita, l’immagine del ristorante, e l’affinità con l’identità del consumatore.

L’unione dei primi due driver ci porta all’individuazione del nostro primo trend, l’Accessible Cool. Si tratta questo di un tipo di format accessibile ai più, ma vissuto dagli utenti come tendente al lusso grazie ad un importante lavoro sull’immagine e sulla qualità percepita. L’accessibile cool è l’anello di congiunzione tra il ristorante classico e il fast food, caratterizzato da un servizio informale e un’offerta gastronomica veloce.

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Hekfanchai, bing-shi milanese, accende i riflettori sull’originale street food di Hong Kong a Milano, in accompagnamento ai nuovi piatti dello chef hongkonghese Kin Cheung, uno dei nomi più apprezzati della cucina di Hong Kong a livello internazionale, propone una novità: una cocktail list fusion tra Occidente e Oriente,studiata dal bartender Francesco Menozzi. Il tutto a prezzi veramente contenuti.
https://www.hekfanchai.it/ 

2. ARRIVO
Pick Up Point: una nuova strategia per catturare il cliente “on the go”

Negli ultimi mesi, complice la pandemia e la conseguente necessità di valorizzare la consumazione all’aperto, i locali hanno letteralmente popolato strade, piazze e marciapiedi delle città italiane come mai successo prima.

In questo contesto di passaggio dell’esperienza di ristorazione da spazi interni a esterni, un trend che riteniamo diventerà sempre più rilevante è quello del “Pick Up Point”: si tratta dell’utilizzo strategico degli spazi esterni per intercettare la clientela di passaggio tramite l’utilizzo di station oppure letteralmente “aprendo” le vetrine dei ristoranti.

E quindi via libera alle coffee e drinking station, letteralmente dei punti satellite esterni al locale che offrono un’esperienza di tipo take away, così da evitare lunghe code che il consumatore di oggi, poco paziente e con un occhio di riguardo al distanziamento sociale, può trovare stressanti. Aprire le vetrine del proprio locale, permettendo ai consumatori di esplorare l’offerta gastronomica in modo diretto e interattivo, significa assumere un atteggiamento più inclusivo nei confronti della propria clientela.

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La Terrazza Aperol recentemente inaugurata a Venezia sembra aver cavalcato immediatamente il trend: fuori dal locale è infatti possibile trovare una drinking station pronta a servire drink d’asporto e da passeggio, utile a intercettare i consumatori “on the go”.
https://www.aperol.com/it/terrazza-aperol 

3. SCELTA DEL CIBO
All in one: piatti veloci, di qualità e sani

Lungo il nostro percorso nei trend della ristorazione ci troviamo ora finalmente all’interno del locale, ed in particolar modo nel momento della scelta del cibo. 

Come avevamo visto anche in FOODZ sempre di più le persone sono attente a ciò che mangiano, ed esagerare con il cibo è visto come un’eccezione. Per questo motivo sta prendendo sempre più piede la formula “All in One”: piatti unici accompagnati al massimo da uno starter e da un contorno, il cui contenuto calorico sia bilanciato e chiaro, spesso caratterizzati dall’impronta internazionale. Così che ognuno possa godere di un pasto veloce, di qualità e sano.

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Poke House, per esempio, dopo essersi spinto oltre i confini nazionali – 30 store tra Italia, Portogallo e Spagna – decide di fare ritorno nel nostro Paese con la sua decima apertura a Milano, nel quartiere di Porta Venezia. Poke bowl personalizzabili a basso contenuto calorico, rapide da realizzare e con ingredienti di prima qualità.
https://poke-house.com/it-it/ 

4. ESPERIENZA
Eatertainment: i ristoranti come luogo di intrattenimento, per un’esperienza che si estende oltre al cibo

Le persone oggi non escono solamente per mangiare. Dalla nostra ricerca effettivamente emergeva con forza la valenza sociale del cibo, ancor di più della valenza gastronomica, per rispondere a quella pressione sociale del “dover uscire e fare qualcosa la sera”. Il cibo è un buon riempitivo: per questo in un locale, la marca con la sua storia ed i suoi valori può diventare oggetto di conversazione, e questo è centrale se pensiamo ai ristoranti in quanto a brand.

Proprio per questo motivo, i ristoranti che cavalcheranno il trend dell’ “Eatertainment”, offrendo appunto servizi di intrattenimento, avranno l’attenzione e la curiosità dei consumatori. Diventa quindi fondamentale per i ristoratori individuare il proprio target di riferimento, in modo tale da progettare esperienze che siano coerenti con i suoi bisogni e desideri. Ne abbiamo parlato in maniera più approfondita nella nostra ricerca FoodZ, che vi riproponiamo qui.

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A tal proposito sembra promettente il format “The 3rd Spot”, la cui apertura è prevista nei prossimi mesi: “Stiamo cercando di imbottigliare l’energia positiva data dalle cene e dalle esperienze all’aria aperta, che hanno contribuito alla maggior parte dei ricordi positivi quest’anno. L’idea è molto semplice: dopo una vita intera passata al lavoro e due anni passati a casa, tutti abbiamo bisogno di un terzo luogo dove sentirci bene e staccare la spina.” – afferma Josh Rossmeisl, fondatore di The 3rd Spot.
https://the3rdspot.com/ 

5. DIGITAL LOYALTY
Programmi e servizi digitali utili a fidelizzare il cliente

Eccoci al capitolo conclusivo della nostra esperienza di ristorazione. Parleremo di “Digital Loyalty”, un concetto cardine della ristorazione (quello della fedeltà), rivisitato in chiave moderna grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi servizi presenti nel panorama gastronomico. In futuro i ristoranti potranno introdurre programmi fedeltà per premiare i clienti che continuano a sceglierli: questi, infatti, avranno l’opportunità di diventare “clienti abituali virtuali” e di conseguenza potranno accedere a una serie di vantaggi e premi messi a disposizione dagli stessi ristoranti.

Una tendenza che si sposa con l’obiettivo dei piccoli e medi ristoratori di rafforzare il loro legame a distanza con i clienti. I ristoranti saranno in grado di creare i loro personali programmi fedeltà (in linea con il loro brand e le aspettative del loro target) e impostarne le principali caratteristiche. Carta fisica, applicazione proprietaria, piattaforma di delivery… le modalità sono innumerevoli, e possono essere valorizzate grazie alla creatività dei ristoratori.

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Uber Eats fidelizza con il nuovo servizio Restaurant Loyalty: in futuro tutti gli utenti e ristoranti con l’app Uber Eats potranno introdurre programmi fedeltà per premiare tutti i clienti che continuano a sceglierli.
https://restaurants.ubereats.com/gb/en/loyalty-program/

Giulio Vescovi, Strategic Designer at CBA

Dopo un anno e mezzo di smart working, la maggioranza delle persone che lavorano in CBA sta tornando gradualmente alla vita d’agenzia. L’esperienza di lavoro da remoto ci ha insegnato che l’equilibrio tra il lavorare da casa e la presenza in ufficio permette di godere dei vantaggi di entrambi i metodi: da una parte la concentrazione garantita dallo smart working, dall’altra lo scambio continuo di idee favorito dalla quotidianità dell’agenzia. La nuova normalità sarà quindi fatta di un equilibrio tra due modi diversi di lavorare con l’obiettivo di portare valore aggiunto sia ai nostri progetti che alla vita di tutti noi.

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No, non è l’introduzione al prossimo capitolo di Star Wars, ma un progetto molto concreto che riguarda le nuove opportunità degli investimenti nello spazio.
Negli ultimi anni i progressi in campo tecnologico hanno fatto passi da gigante, rendendo possibili progetti prima inimmaginabili. Questo scenario ha attirato l’attenzione di tanti brand, che vedono nello spazio una nuova frontiera per creare business e nuove forme di comunicazione.

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È così che nasce Ogilvy Orbiter il nuovo servizio di consulenza creato da Ogilvy Consulting, in partnership con Wired Italia, con lo scopo di guidare tutti quei brand che non vogliono limitarsi a guardare le stelle, ma che vogliono raggiungerle, verso l’immenso universo di opportunità che la New Space Economy ha da offrire.

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Questo ambizioso progetto, presentato lo scorso 26 gennaio sulle piattaforme social di Ogilvy e Wired, ci ha visti coinvolti come partner nella definizione dell’identità visiva, sottolineando la grande sinergia presente tra le diverse realtà dell’universo WPP.

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Abbiamo perciò pensato che celebrare l’inizio dell’anno nuovo usando la nostra immaginazione possa essere di buon augurio per un 2021 più sereno e pieno di soddisfazioni, perché crediamo fortemente che curiosità, ingegno e creatività possano essere i mezzi per creare un mondo migliore.

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Quando giudichiamo bello un oggetto, un’opera d’arte, una persona, un paesaggio, nel nostro giudizio si manifesta qualcosa che ‘sentiamo’ e che allo stesso tempo non riusciamo a definire.

La bellezza è la qualità capace di appagare l’animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di contemplazione e mezzo per amplificare la nostra immaginazione.

Da progettisti ne siamo sempre alla ricerca, crediamo che possa trovarsi ovunque, basta imparare a scovarla!

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Oggi la nostra quotidianità la viviamo per lo più nelle nostre mura domestiche ed è proprio qui che abbiamo cercato la bellezza, trovando nella semplicità degli oggetti di tutti i giorni un dettaglio per dar vita ad un racconto nuovo.

Accedendo al link qui sotto potrete sfogliare la gallery che abbiamo creato e provare anche voi ad utilizzare la vostra immaginazione per trovare nuovi punti di vista.

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Avrete inoltre la possibilità di scaricare i soggetti che preferite ed utilizzarli per customizzare i vostri device (computer, smartphone, tablet).

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In questi giorni debutta sugli scaffali della GD e in TV Amemì, il nuovo brand Galbani pensato apposta per i bambini.

Abbiamo accompagnato Galbani nel percorso di progettazione di un brand completamente nuovo a partire dall’analisi dei bisogni delle mamme, in continua evoluzione per la necessità di bilanciare il desiderio di fornire il giusto nutrimento e soddisfare la voglia di divertimento e gusto dei propri figli.

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Amemì trasporta tutta la fiducia e l’esperienza di Galbani nel mondo divertente e colorato dei bambini, a partire dal naming che abbiamo sviluppato: un brand name semplice e altamente memorabile, ma ricco di riferimenti al linguaggio dei più piccoli e al loro modo di esprimere desiderio e piacere, imperfetto ma assolutamente efficace!

L’identità della marca ne rispecchia pienamente la promessa di genuinità e coinvolgimento verso i bambini, riprendendo il principale asset visivo del mother brand (il tovagliato che ritroviamo come filo conduttore in tutti i sub-brand) e arricchendolo con elementi che danno vita a un paesaggio abitato da tanti personaggi golosi e ammiccanti: i prodotti, che diventano veri e propri character di un universo che potrebbe essere nato dal disegno di un bambino.

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Un linguaggio distintivo e riconoscibile, pronto per declinarsi sui diversi touchpoint e per creare una vera e propria esperienza per i suoi piccoli consumatori.

Rappresentare le emozioni è stata una delle prime forme di espressione visiva, che si è evoluta in accordo con i tempi. Dalle maschere del teatro classico alle emoji degli smartphone l’essere umano ha sempre cercato di raffigurare l’intangibilità dello stato d’animo in segni che potessero essere facilmente decodificati.

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Partendo da questo bisogno primario, abbiamo provato anche noi a rappresentare delle emozioni positive, ispirandoci ai lavori di Bruno Munari racchiusi nel volume u0022Alla facciau0022.

La tecnica dell’incisione non è stata casuale, ci ha permesso di lavorare in maniera artigianale, restituendo lo spirito autentico delle emozioni che volevamo trasmettere. Il lavoro di gruppo, che ha coinvolto tutto il nostro staff, ci ha visti impegnati su due fronti. Una parte di noi si è occupata di una traduzione più figurativa, l’altra di una interpretazione più astratta. La sovrapposizione dei due stili ha dato vita ad un alfabeto espressivo variegato, che abbiamo racchiuso in 200 biglietti unici.

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Ogni anno, i responsabili delle agenzie CBA di tutto il network si riuniscono per una tre giorni di lavoro, confronto e condivisione di idee. L’edizione del 2019 è ospitata e organizzata dal nostro ufficio italiano.

Il titolo che abbiamo dato all’evento racconta bene quale sia l’unicità del nostro network ma anche lo spirito con il quale abbiamo affrontato i tre giorni di lavoro: ONE, Open Network Experience.

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Le diverse agenzie CBA hanno infatti storie diverse, lavorano su mercati e clienti differenti e hanno sviluppato nel tempo capacità ed eccellenze diverse. La possibilità di aprirsi al resto del network, per condividere le proprie innovazioni, gli esperimenti e le strategie è un modo efficace per rendere tutta CBA più aperta, più curiosa e più flessibile. Racchiudere questo momento di scambio in pochi, intensi giorni ha dato vita ad un’esperienza bella e appassionante per i colleghi venuti a Milano da tutto il mondo.

Alcuni highlight delle tre giornate:

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Experimental branding

Il team brasiliano ci racconta come hanno studiato la correlazione tra le aziende che adottano pratiche “sperimentali” e la loro superiore crescita economica. E così anche il branding, da sempre forza di cambiamento ed esplorazione, deve saper trovare gli strumenti per supportare le aziende in questa sperimentazione, per sfidare lo status quo e trovare un nuovo modo di fare business e innovare.

CBA Brasile fa questo combinando la strategia e l’esecuzione in un processo integrato, rapido e iterativo: prova, testa, modifica, testa ancora e lancia. Analizzando come le aziende lavorano, CBA ha individuato 5 driver che possono guidare il cliente nello sviluppo di un approccio più sperimentale, e quindi più di successo; l’apertura e la predisposizione allo scambio delle informazioni, la cultura del prendersi rischi e accettare i fallimenti; l’abitudine a prototipare le soluzioni per imparare; la capacità di allocare le risorse verso l’esecuzione pratica e la capacità di vivere davvero la propria missione.

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Useful design with Critical Imprint

Il team francese ha proposto una nuova messa a fuoco del punto di vista specifico di CBA, per capire meglio internamente come migliorare la nostra capacità di avere un impatto per i nostri clienti tramite il design e il branding.

Così nasce Critical Imprint, un framework di CBA che permette di essere ancora più rilevanti per i clienti perché propone uno sguardo nuovo, in grado di allineare sempre il brand ad una mission onesta, positiva e coinvolgente.

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CBA in Cina

La Cina è un’enorme nazione che si sviluppando ad una velocità incredibile. Ma attraverso gli occhi di Isabelle Pascal (CBA Shanghai) e Margaux Lhermitte (CBA Paris), che in Cina ci lavorano e vivono da anni, appare innanzitutto come un incredibile network, una rete di relazioni umane (关系 guanxì) che collegano le persone, le città e le comunità cinesi sparse per il mondo. Per questo Cba in Cina è una piattaforma, un luogo e un modo di lavorare insieme per creare business innovation e positive impact, una rete che collega chi dall’estero vuole fare business in Cina e viceversa chi dalla Cina vuole aprirsi all’estero. Una formula che si rivela vincente sapendo che i concetti di collaborazione e co-creazione sono radicati nella mente (o meglio nel cuore, 心 xin, l’organo adibito al pensiero secondo la cultura tradizionale) del popolo cinese, ad oggi anche sempre più consapevole e sensibile alle tematiche di sostenibilità ambientale.

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New ways of collaborating

Dagli Stati Uniti il team di CBA ci dimostra come si può davvero iniziare ad adottare nuovi metodi di lavoro, meno impattanti sull’ambiente e anche meno costosi, senza rinunciare alla forza del co-design che nel nostro settore è fondamentale.

Così si passa dai Design Sprint allo Sprint Mode, adattando il processo per semplificare la vita dei nostri clienti. Il co-design da remoto fa emergere più in fretta gli insight decisivi per prendere una decisione (e nessuno si sente in difficoltà ad esprimersi) e con il giusto gruppo di esperti nel gruppo si raggiungono soluzioni più velocemente. Questo è reso possibile anche sostituendo il classico brief con un incontro iniziale con il cliente in cui si ottengono tutte le informazioni chiave per costruire la fase di Sprint Mode, aiutandosi anche con strumenti sviluppati internamente come l’Archetipe Game, un vero e proprio gioco da tavolo che con una serie di domande guidate permette al cliente di elaborare nel dettaglio il proprio posizionamento attuale.

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Al termine dell’incontro abbiamo celebrato l’evento organizzando una festa nella nostra sede di Milano.

È risaputo che la plastica, pur essendo un’invenzione miracolosa nata dalla creatività dell’uomo, non sta avendo un impatto positivo sul nostro pianeta.

Secondo il World Wide Fund sono 8 milioni le tonnellate di plastica che finiscono ogni anno negli oceani, e se nessuno prenderà provvedimenti presto ci saranno più rifiuti che pesci. Questo, oltre a influenzare il benessere dei nostri mari e delle loro creature, condiziona negativamente anche la superficie terrestre.

Il numero di aziende che si sono rese conto di questo problema sta aumentando. Grandi colossi della moda, della finanza e del largo consumo hanno deciso di aderire al New Plastics Economy Global Commitment lanciato da Ellen MacArthur Foundation. Il progetto ha lo scopo di ridurre l’inquinamento attraverso diverse iniziative organizzate in tutto il mondo. Anche WPP, il più grande gruppo al mondo dedicato ai servizi di comunicazione di cui siamo parte, ha aderito al progetto.

Questo impegno si traduce in piccoli gesti quotidiani che ogni organizzazione può mettere in atto. Secondo Mark Read, CEO di WPP: “Il nostro settore ha il forte potere collettivo di apportare cambiamenti in meglio, ma i nostri sforzi devono iniziare da casa. Togliere la plastica da Wire & Plastic Products eliminando gradualmente la plastica monouso nei nostri uffici è solo il primo step.”

CBA si è posta l’obiettivo di compiere scelte orientate alla responsabilità, per dare il proprio contributo a un futuro più sostenibile e diventare promotore di comportamenti virtuosi, ispirando clienti e partner. Con il progetto “Plastic Free” puntiamo a eliminare progressivamente la plastica usa e getta dagli uffici, sostituendola con prodotti riciclabili o a impatto zero.

Abbiamo smesso di utilizzare la plastica monouso durante gli eventi, gli incontri e le riunioni con i clienti: posate, bicchieri e bottiglie di plastica sono scomparsi, sostituiti da vetro, metallo e ceramica.

Si è scelto di installare un erogatore collegato direttamente alla rete idrica in grado di sostituire le bottiglie attualmente utilizzate, garantendo allo stesso tempo la distribuzione di acqua di qualità. L’introduzione del dispenser ha incentivato l’utilizzo da parte di tutti i collaboratori di borracce e brocche riutilizzabili, dimostrazione di come scelte di questo tipo conducano a una forte sensibilizzazione collettiva.

Questo è solo il primo passo di CBA per incentivare la sostenibilità nell’ufficio e per dare il buon esempio agli ospiti che tutti i giorni vengono a trovarci.

Come innovare negli established market? Quali brand stanno dando vita alla cosiddetta “Direct to Consumer Revolution”? Qual è la ricetta del loro successo?

È da queste domande che è nato il nuovo capitolo di IMG–, la ricerca promossa da CBA che indaga i nuovi trend per affrontare le sfide progettuali quotidiane e che abbiamo discusso, insieme ai nostri clienti, Giovedì 11 Aprile 2019 nella nostra sede.

Abbiamo esplorato le possibili risposte a partire da due prospettive: i consumatori e ibrand. Cosa si aspettano i consumatori? Quali sono i loro comportamenti? Come stannocambiando le loro aspettative in qualità di utenti online? Cosa dobbiamo fare per riusciread essere all’altezza delle loro aspirazioni e come stupirli?

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Insieme ai nostri colleghi di Mediacom abbiamo guardato all’universo online per capirecome si comportano gli utenti. Come acquistano, quali le loro aspettative, chi sono. Se finoa qualche anno fa il ricorso ai canali digital per fare acquisti era focalizzato sulla suacomponente frictionless (risparmio di tempo, di soldi, di sforzo) oggi entra in gioco unanuova componente, più emozionale. “Saving” ed “Emotional” sono i due assi della matriceche ci permettono di descrivere l’universo dei purchase behavior degli utenti online. Per“innovare” non è sufficiente focalizzarsi sui benefici più empirici dell’acquisto online(progettando e-commerce che puntino esclusivamente su questi aspetti), ma conoscere afondo gli utenti comunicando in modo altrettanto efficace ai loro bisogni “emozionali”.

Dall’altra parte come stanno innovando I brand? Chi sono i nuovi player? Come si comportano? Come stanno abbracciando l’innovazione? Attraverso quali strumenti?

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Abbiamo guardato ai Direct to consumer brand, nuovi player nativi digitali che integranoverticalmente la value chain e ridefiniscono i confini di alcune industry specifiche. La ricetta del successo sembra non catalizzare gli sforzi (solo) sull’innovazione di prodotto masul servizio, l’esperienza, la comunicazione, il portfolio e il modello di business. Guardarecon occhi e prospettive nuove il mercato per riuscire ad innovare diventa sempre piùcruciale.

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Abbiamo poi avuto il piacere di estendere la conversazione ai nostri ospiti: Barbara Freti(Nike), Chiara Brunelli (GroupM), Stefano Cavaleri (Foorban) e Carlo Battaglino (Lirecento).

Questo approccio all’innovazione è prerogativa solo dei brand “nativi digitali”?

“Noi ci siamo focalizzati su due parole chiave: mobile first (70%) e consumatore al centro.Se non consociamo il nostro consumatore a fondo non sappiamo come saperloapprocciare. Non basta aprire un sito. Il consumatore vive delle esperienze fluide”commenta Barbara Freti (Nike).

“Bisogna massimizzare i risultati tramite la contaminazione” prosegue Chiara Brunelli(GroupM). “Dobbiamo traghettare gli utenti sul canale digitale sapendo dove e comeandare a prenderli. Gli established sono avvantaggiati perché hanno un sacco di punti dicontatto che oggi non sfruttano”.

Ma quali sono le sfide per i Direct to consumer brand?

“Le sfide sono far passare lʼemozione quando sei digital. Controllare il processo è la base.Focalizzarsi sullʼesperienza dallʼinizio alla fine, dal sacchetto al pacchetto” racconta StefanoCavaleri (Foorban).

“Essere nativi digitali non vuol dire (solo) vendere online ma saper essere multicanale”commenta Carlo Battaglino (Lirecento).

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E cosa devono fare invece le catene retail per non essere bypassate?

“Devono dare al consumatore una motivazione diversa per andare da loro. Il prodotto celʼhanno tutti. Come faccio a convincere il consumatore? Devo creare esperienze distintive. Spesso l’approccio “Less is more” è quello vincente, meglio pochi prodotti ma giusti esaper lasciar perdere qualcosa in cui un tuo competitor è più forte” chiude Barbara Freti(Nike).